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DAN FLAVIN

(1 aprile 1933-29 novembre 1966)

“Non ci capisco un tubo al neon, si potrebbe proprio dire, entrando a vedere una mostra dell'artista americano Dan Flavin. Ma si potrebbe rimanere anche fulminati dalle sue opere, entrando in un museo con i piedi bagnati e facendol'errore di toccarle. Infatti tutti i lavori di Flavin sono costruiti con tubi al neon, anzi, più precisamente, fluorescenti."                                                                     "Si crede Picasso”, Francesco Bonami.
Icone, non hanno significato, sono soltanto quello che sono, e nient’altro, semplice luce diffusa, ed esistono solo fino allo spegnimento delle luci, minimal.

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Greens Crossing greens
A Primary picture
Untitled
The Digonal of May 25, 1963
Pink out of Corner
Monument for V. Tatlin
Juan Gris in Paris
Untitled (Monument for V. Tatlin)
Untitled (to Dorothy and Roy Lichtenstein on not seeing anyone in the room)
The nominal three
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COLORI DEI DIRITTI

         “Si definisce uguaglianza quando i diritti di tutti gli uomini, sono uguali


                                                                     senza alcuna distinzione di sesso, lingua, religione, opinioni”.


Uomini, donne, e bambini, di qualsiasi sesso, lingua, religione e opinioni fanno parte della specie umana e in quanto tali, cioè fondamentalmente uguali, hanno gli stessi diritti e nessuno può pretendere la superiorità rispetto all’altro.


Le icone pongono l’attenzione dell’osservatore sui colori, giallo, il rosso, il blu e il verde, e il gioco di luce che essi creano nello spazio. Rosso e giallo rappresentano i colori della liberazione e dell’uguaglianza infatti solo presenti nel logo dei diritti umani, ecco perché tutte le opere dell’artista rientrano nell’arte DUDU.

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«Era insondabile, angoloso, sempre scontento. A me, per esempio, non rivolgeva quasi la parola; parlava invece con mia moglie»
Panza di Biumo

«Questo sarà il mio grande testamento»

Dan Flavin

«It is what it is and it ain’t nothin’ else»

Dan Flavin

«Penso che ce l’avesse con me perché mentre lui metteva più opere nella stessa stanza, senza curarsi che entrasse anche la luce naturale, io, al contrario, stavo molto attento all’allestimento del suo lavoro, cercando di farne venire fuori il lato più spirituale ed emotivo. Credo che questo gli desse fastidio perché svelava l’aspetto che lui voleva occultare».
Panza di Biumo

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